venerdì 17 aprile 2015

Once were Werther's

martyrs (metaforone)


Duccio!
Duccio svegliati.
Devi andare a scuola, c'é il compito...ti bocciano se non vai!
Duccio dai...ma...ma che disastro hai combinato sotto le coperte? Sporcaccione!
Scusa mamma...stavo di nuovo sognando Julie Andrews.

Duccio! Oh dai Duccio bischeraccio...scendi che dobbiamo andare alla festa a casa della Bea...dice che stasera aspetta solo te. 
No ragazzi scusate ma stasera sono troppo preso da Deleuze...facciamo un'altra volta.

Allora Mr. Chiarini, lei che non mi delude mai, illustri ai suoi colleghi l'importanza rivestita dall'impatto che DeMille ha avuto nel cinema narrativo americano con la trasfigurazione erotica dei corpi. 
Mi scusi professore ma ieri ho fatto tardi a causa di una maratona di film con Edwige Fenech...sa, anche Tarantino sta rivalutando la commedia sexy...

Vabbé avete capito Duccio é uno così. È il bambino/ragazzo sognatore e sconclusionato à la Spielberg. Uno che ha perso sempre mille treni per coltivare il suo sogno: il cinema.
Duccio é uno di noi, é quello un po' triste e solitario della compagnia, ma con un cuore grande così. É quello che senza fare una piega si becca i dettagli dello sverginamento del suo amore di sempre a opera del migliore amico, quello che ti porta a casa ubriaco mentre gli vomiti sulla porsche nuova del papà, quello che organizza una festa a casa dei suoi al mare e si ritrova le lenzuola matrimoniali impiastricciate e la carta igienica ovunque.
É uno sensibile, affettuoso, talmente legato alla famiglia che quando arriva la classica prova documentario, dopo la solita gavetta con i corti, tira fuori una roba sull'epopea della turbononna imprenditrice negli states (Hit the road, nonna...geniale eh?)
Poi un giorno, come nei finali più belli e commoventi, arriva lei.
Ma non la lei che pensate. Parlo di Lei, L'Occasione. Quella roba che ti fa svoltare e tanti saluti vita del cazzo precedente e quella puttana che la va a dare proprio ad Andrea solo perché è più dotato, vaffanculo amico fattone che mi vomiti in macchina e coppia di sconosciuti che fate le zozzerie nel letto dei miei!
L'occasione, nella fattispecie, si chiama Biennale College Cinema. E pazienza se tra i fondatori c'è lui stesso e pure i soldini di Ginevra Elkann & friends...qui si fa la storia o si muore, bisogna vivere il sogno e tra l'altro ho già versato l'anticipo per la Ferrari 458 spider. 
Ah c'é anche Gucci che vuole mettere gli euri per presentarci a Cannes? Perfetto!
Si vabbé Duccio ma non ti perdere adesso eh? É la tua occasione! Il tuo primo lungometraggio. Dai Duccio, dai che ce la fai...cazzo forse puoi anche rivoluzionare il cinema italiano!
Fare qualcosa di innovativo come the Blair Witch project, Confessions, Chronicles, The raid, Eden Lake...è così vero?
Allora Duccio il film?
Si vabbé io avrei pensato ai turbamenti adolescenziali di un ragazzo con la fimosi.
...
Oh 'spe e poi sentite il titolo: "Short skin"!
...
Cioè é una metafora...lui che è chiuso, non solo fisicamente...questo mondo così cattivo, basato sul sesso la sopravvivenza del più forte, ma anche il capitalismo...
...
Ah ovviamente non c'é niente di autobiografico in questo!!
...
...
Vabbé ma che cazzo ci frega tanto a Cannes ci sarà Nanni moretti, Sergio Rubini e qualche attrice italiana capra che non capisce una sega di cinema tipo Yasmine Trinca e vedrai che il premio della giuria ce lo portiamo a casa!!
Oh ma é un film intimista. Mi ispiro alla nouvelle vague!
Massì massì bevite 'sto prosecco.
(in sottofondo rumore di tappi, risate insensate, rutti, scontri di calici, scorregge con le ascelle)
Oh io vado in concessionaria eh?
Vai Duccio vai...

Ma andate tutti a pulire il culo agli ippopotami


giovedì 3 gennaio 2013

L'inverno nucleare del nostro scontento




Mi aggiro come uno spettro tra le corsie del supermercato completamente deserto.
Le casse sospese non diffondono musica, ma nella mia mente logora sento distintamente la voce di Johnny Cash. Everybody will be treated all the same. There will be a golden ladder reachin' down when the man comes around...
I prodotti sono tutti ancora educatamente allineati, con sopra una leggera patina percepibile esclusivamente al tatto. Tutto è perfettamente immobile e tranquillo, come in una cattedrale. Doveva essere chiuso quando è successo.
Mi sento per un attimo come se fossi stato catapultato in un sogno, dove posso fingere che sia tutto normale. A rompere l'idillio giunge purtroppo una vecchia copia de La Stampa con in calce un editoriale di Gramellini. Quell'infingardo mi perseguita anche dall'aldilà.
I miei occhi ormai sono ben adattati alla penombra, non ho bisogno della torcia.
Apro il borsone e inizio a infilare tutto lo scatolame e il vasellame disponibile. Scarto solo le confezioni di tonno. Faccio incetta di riso, pasta, cereali ,acqua, compresse effervescenti multivitaminiche, qualche bibita e ovviamente superalcolici. Pesa tantissimo ma ce la posso fare.
Afferro delle riviste, qualche fumetto, alcune confezioni di pile e chiudo tutto.
E poi sono di nuovo fuori, nell'inverno nucleare. 
Che in realtà di invernale non ha praticamente niente, non so perchè continuino a chiamarlo così.
Le polveri fini sparate nell'atmosfera dalle detonazioni delle bombe al palladio non sono in realtà state trattenute a causa dell'elevata concentrazione dei gas serra. Il tutto è ricaduto dopo poco tempo sotto forma di piogge acide durate mesi, in un fallout di dimensioni ancora più eclatanti di quelle previste.
Ora, in questo oceano di solitudine, il cielo è perennemente azzurro e terso e la temperatura è fissa sui 45 gradi, grazie alla aumento sproporzionato del protossido di azoto.
Guardo i condomini diroccati, i cartelli divelti, gli edifici pubblici sventrati e il deserto intorno a me. Non pensavo che un giorno sarei stato proiettato all'interno di una puntata di Ken il guerriero. 
Attraverso interi isolati sotto il sole impietoso, senza udire o incontrare anima viva. Osservo le finestre attento ad individuare l'eventuale scintillio di una lente: con i cecchini non si sa mai. Eppure sono convinto che non ci sia nessuno nei paraggi, altrimenti non si spiegherebbe quel supermercato praticamente intatto. 
Dopo una marcia che mi pare interminabile ritrovo finalmente il  vecchio sidecar. Poggio la borsa e mi metto in sella per ritornare verso il mare, anche se probabilmente la benzina sarà appena sufficiente con il peso che mi porto dietro.
Le mie previsioni si rivelano esatte, fortunatamente. Sono di nuovo a casa.
Anche se in realtà non so davvero di chi fosse la casa prima che la occupassi io, ma ho seri dubbi riguardo a eventuali lamentele. La guerra ha brillantemente risolto la crisi del mattone, su questo nessuna obiezione.
Guardo il mare dalle ampie vetrate del loft adagiato sulla spiaggia. Il sole è rosso come non mai, sospeso a metà dell'orizzonte, quasi severo nel suo incedere.
Serro le assi che ho sistemato per barricare la porta di ingresso, pur sapendo di non averne nessun bisogno. Sono settimane che non vedo anima viva da queste parti. E sono circa due mesi che non parlo con nessuno.
Non che la cosa mi dispiaccia più di tanto.
Ho cibo in quantità, ho i miei libri, riviste, fumetti, una stanza sufficientemente isolata dall'esterno per non patire eccessivamente la calura. E poi ho il mio generatore a celle combustibili, modificato per essere alimentato semplicemente con l'acqua marina. Avere avuto un fratello ingegnere con un brillante curriculum nel campo delle fonti energetiche rinnovabili si era rivelato parecchio utile a conti fatti. Se sapessi dov'è sicuramente gli mostrerei orgoglioso la mia creazione.
Purtroppo riesco solo ad alimentare la televisione, il lettore blu ray e i fornelli. Ma per quanto mi riguarda questo mi dà già diritto ad essere la Svizzera.
Così predispongo la cucina per una cenetta solitaria e stappo la bottiglia di Sagrantino delle grandi occasioni, poi mi adagio sul divano e mi preparo alla visione di Akira, pensando che nonostante tutto non mi manca davvero nulla.
Il che è decisamente ironico lo riconosco.
Ma in fondo ho torto?
Niente più bollette, tasse, rate della macchina, rate del mutuo, nessun superiore cui dover rendere conto, nessun sottoposto con cui doversi giustificare, niente mogli, fidanzate, amici (che magari si fanno la moglie/fidanzata), niente parenti-serpenti, vigili che ti multano se respiri, niente tamarri che si accoltellano allo stadio e/o in discoteca e si pimpano le duecentosei, niente più democrazie fasulle, niente più programmi radiofonici del cazzo in cui parlano soltanto e non si può ascoltare musica, niente più film con Fabio Volo, niente più libri di Fabio Volo, niente più dischi di Jovanotti, niente più libri di Jovanotti, niente più interviste della Bignardi a Fabio Volo e Jovanotti, niente più Fabio Fazio che lecca il culo with Littizzetto che bercia istericamente, niente Saviano che si fa venire le stimmate in diretta, niente più cineasti italiani depressi, giornalisti prezzolati, giornalisti onesti che però non sanno scrivere e hanno un umorismo di merda. Niente.
Ma anche niente film e libri di Moccia se è per questo, aggiunge William Faulkner che nel frattempo se ne stava spaparanzato sul terrazzo facendosi una pennica.
Moccia non è mai esistito. Era solo la materializzazione dei peggiori incubi di Sutter Cane.
Ah.
Comunque se proprio dovessi dire, in questa landa post-apocalittica non è proprio tutto perfetto.
E non mi riferisco agli sciacalli che ogni tanto ti svaligiano la casa, nè alle bande armate che percorrono lo stivale saccheggiando i villaggi e offrendo sacrifici umani a entità non ben definite, nè alle bestie selvatiche che sono fuggite dai bioparchi (non è una bestemmia) riproducendosi a ritmo indiavolato e nemmeno agli zombie mutanti che ti rincorrono cercando di mangiarti la pelle (anche se devo ammettere che quelli sono una bella rottura di coglioni).
E' solo che avrei tanta voglia di trovare del fottuto ghiaccio da tritare per farmi finalmente un mojito come si deve.




giovedì 27 dicembre 2012

La vita è una cosa meravigliosa (se non hai mai visto Ubaldo Terzani Horror Show)

"sì, vabbè..."



Ma Gabriele Albanesi quello de "Il bosco fuori"?
Eh.
Ma era proprio necessario?
...
Ma poi che cazzo voleva dire "il bosco fuori"?
Questo il rapido scambio di battute mentre Willy (Faulkner) mi porge il blu ray di questa autentica opera d'arte su celluloide. Perchè ovviamente l'hanno anche fatto uscire in blu ray.
Le avvisaglie che potesse trattarsi di una colossale puttanata, va da sè, c'erano tutte. A partire dal titolo. Volendo tacere in maniera quasi omertosa riguardo altri elementi fortemente disturbanti quali locandina e cast (soprattutto il cast). Ma alla fine non potrà essere peggio di un buongiorno di Gramellini e magari ci scappano pure due risate (involontarie, sia chiaro).
E comunque l'hanno prodotto i Manetti Bros., mi urla Willy dalla cucina mentre sminuzza sedano per il soffritto.
Non udendo risposta si sporge per scrutare il mio sguardo perplesso.
Dai qualche video caruccio l'avevano pure tirato fuori.
Laconico, proferisco tre parole: Zora la vampira.
Willy non dice nulla. China il capo e se ne va. In cucina sento sfrigolare il soffritto.
Da qualche parte, nel mondo, Carlo Verdone ha una fitta lancinante all'emitorace sinistro.
E così rimango da solo nel soggiorno e vado incontro al mio destino. Infilo il disco sul piatto del lettore (o rifilo il disco al piatto del lettore?), schiaccio il magico tasto di avvio (con il sospetto di avere udito il piatto piangere) e mi siedo comodo attendendo l'incubo. E l'incubo arriva.

"Mi chiamo Giuseppe Soleri e la mia specialità sono le t-shirt da hipster e gli sguardi da drogato"
"Vabbè tanto a noi serve solo uno che pulisca i cessi"


Perchè tanto io lo so che alla fine non riusciremo mai più a fare un film italiano decente in generale. Figurati un horror. 
Mi rendo perfettamente conto che i Fellini, i Rossellini, i Visconti, i Risi e i Monicelli sono fuoriclasse che chissà quanto tempo ci metteranno a reincarnarsi. Quella è stata una stagione eccezionale che forse non si ripeterà più e certo nessuno pretende di ritornare a tali vette di eccellenza. Sarebbe anche solo sufficiente non fare film di merda e saremmo già sulla buona strada.
E invece niente. Non bastano i filoni superinflazionati stracciapalle su minoranze religiose, etniche, sessuali, vari gradi di invalidità, discriminazioni, malati terminali, accanimento terapeutico, precariato, zoccole, pedofili, politici ladri e/o erotomani (che poi basta guardare la cronaca, non serve fare un film di denuncia). 
Adesso ci sputtaniamo pure con il cinema di genere. L'unica cosa in cui bene o male fino agli anni '80 ci siamo sempre distinti. Tutto rigorosamente finanziato dai contribuenti eh? E vi lamentavate pure del fatto che vi togliessero le sovvenzioni statali. Ma vaffanculo: il cinema l'avete ucciso voi. E vi abbiamo pure dovuto pagare per farlo.
Io sto iniziando un po' ad odiare Tarantino e Rodriguez (Tarantino di più perchè "tanto qualsiasi cosa faccio mi dicono che sono un genio, cazzomifrega" e sta sfornando qualche vaccate niente male).
Li odio perchè con 'sta storia su quanto ci ammirano per quel che abbiamo prodotto nel maggico periodo seventies, hanno fomentato tutti i giovani registi disoccupati nostrani (e se erano disoccupati ci sarà pure stato un motivo), spingendoli a ripercorrere le orme dei vari Bava, Fulci, Argento, Deodato ecc.
Questi pensano che basti ritornare al montaggio analogico e ai cari vecchi effetti speciali con la pummarola e i manichini delle esercitazioni di BLS per poter rinverdire i fasti di un'epoca ormai non solo tramontata, ma proprio morta e sepolta.
Ma vi rendete conto che i vostri cari maestri lottavano sia contro i limiti imposti dal budget che con gli scarsi mezzi tecnici propri dell'epoca? Perchè dovete impuntarvi su 'ste minchiate semi-amatoriali. E poi ci volete mettere qualche cazzo di filtro su 'ste telecamere, così magari riusciamo a portare nelle sale degli horror che non sembrino tutti delle puntate di centovetrine?
Eh ma sai così è più indie, è più underground, è più low-fi.
Ma vaffanculo! (e due) Ma se in Corea girano gli horror con gli smartphone (e gli vengono pure bene).
Peraltro ci vorrebbe anche una storia intorno al montaggio analogico, se proprio hai l'irrefrenabile impulso di fare il fottuto nostalgico con lo sguardo trasognato e la maglietta di Texas Chainsaw Massacre.  Possibile che non ci sia nemmeno lo straccio di una sceneggiatura decente?
E poi gli attori. 
Mio Dio.
A parte che devi avere come minimo subito una lobotomia prefrontale se ti viene in mente di scegliere come co-protagonista di un film che dovrebbe rilanciare il genere horror-splatter (credici) uno che ha nel proprio  curriculum varie fiction a dir poco interlocutorie (tra le quali spicca Un medico in famiglia) e che per ripagarti della fiducia in lui riposta recita per tutto il film come se fosse tormentato dalle emorroidi.
Ma vogliamo parlare di Giuseppe Soleri? Io credo sia meglio di no.
Dare un giudizio sulla sua recitazione sarebbe davvero impossibile, anche perchè bisognerebbe scandagliare a fondo tutto il regno animale e vegetale per trovare un metro di paragone sufficientemente adeguato. E comunque non me la sentirei di scomodare nessun essere vivente che appartenga ai phyla degli echinodermi o delle conifere.
Una doverosa riflessione va anche dedicata all'episodio ischemico transitorio in seguito al quale Sam Raimi sentì qualche anno fa la necessità di distribuire nelle sale cinematografiche d'oltreoceano quella perla intitolata Il bosco fuori, opera prima del nostro prestigioso cineasta (stanno ancora ridendo adesso).
Di quel film le uniche note positive erano Enrico Silvestrin che si schiantava sulla sua Lancia Dedra scomparendo finalmente dal panorama cinematografico italico e il culo di Daniela Virgilio (che manco si vedeva spesso).

"oh, Paolo, ma è venuto propri così di merda il film?"
"elementare, caro Giuseppe. Basta guardare il cast"


Ma la cosa più raccapricciante è che naufragando nell'etereo mare telematico è facile imbattersi in recensioni accomodanti, magari compiacenti o addirittura entusiastiche nei riguardi di cotale putrescente monnezza.
Ecco io vorrei soltanto avere un pacifico faccia a faccia con i suddetti recensori. Un tranquillo e ragionevole confronto di idee nel quale io possa annegare la loro testa nel cesso e tirare lo sciacquone ininterrottamente fino a far loro confessare la verità. O quantomeno fino ad avere delucidazioni riguardo al compenso pattuito con il regista, ché di questi tempi non si sa mai.
Oh, però gli effetti speciali di Sergio Stivaletti sono notevoli, chiosa William inopinatamente con in mano la padella e il soffritto carbonizzato.
Ma che cazzo me ne frega se nella 500L c'è la macchinetta per il caffè! E' comunque un'auto di merda.
E sono riusciti a farla più brutta della Multipla.
Così mi accorgo di aver nuovamente sprecato centinaia e centinaia di parole.
Quando bastava dire semplicemente questo.
Ubaldo Terzani Horror Show è peggio della Multipla.


Gramellini ha l'oro in bocca

"I just want to start a flame in your heart"

Seduto davanti a un caffè, leggo Gramellini e piango.
Piango ascoltanto i Radiohead. 
Ogni volta mi chiedo intensamente e catullianamente perchè lo faccio (leggere Gramellini, non piangere). Io ci provo davvero a  evitarlo, perchè mi risparmierebbe un sacco di improperi rivolti a divinità cosmiche sopite da millenni, oltre a prevenire l'inevitabile reflusso di prodotti dei miei visceri: ma alla fine il mio istintivo masochismo mi spinge a poggiare i miei occhi stanchi su quell'amorfo tappeto di caratteri indistinti e per non cedere alla nausea decido di dar fondo al contenuto dei miei dotti lacrimali.
Lui è lì, nell'angolino dei rubrichisti de La Stampa (quelli fichi con la fototessera) e occhieggia come un gatto sornione in attesa dei suoi adorati bocconcini di pollo criogenico. E io allora non resisto più e clicco, perchè mi illudo sempre che a un certo punto debba ragionevolmente esaurire la sua chilometrica scorta di cazzate da esegeta del cattocomunismo più becero.
E invece non le finisce mai (anche perchè scrive sempre le stesse quattro ovvietà variando leggermente l'ortografia).
Questa volta voleva davvero darmi il colpo di grazia, il bastardo, ne sono certo. E per poco non ce l'ha fatta.
"La lezione di educazione civica impartita in tv con la consueta leggerezza da Roberto Benigni ha emozionato e istruito un Paese..."
E a quel punto sopravviene la morte cerebrale.
Io sono stanco, ho sprecato le mani e la testa come il povero Hank e a volte vorrei davvero svegliarmi e accorgermi che è tutto uno scherzo.
Ma Liveright ha chiuso, Marco Balestri è morto e con lui se ne sono andate anche le candid camera (a parte quelle da denuncia con le bambine fantasma che causano spasmi coronarici alle vittime...e tutti ridono senza capire la pericolosità della cosa).
Sono stanco di questo buonismo da oratorio, di questo campionato del buon costume, di questi o tempora o mores a orologeria, dei primi della classe frustrati perchè hanno sempre fatto i compiti a casa e i genitori li prendevano a calci in culo lo stesso, dei magistrati figli di magistrati che resistono, dei giornalisti figli di giornalisti che si indignano, dei registi - attori figli di registi-attori che recitano in film che denunciano il precariato e le raccomandazioni, di quelli che scrivono la sceneggiatura de la meglio gioventù mentre la domestica filippina prepara il the.
Nessuno si sta accorgendo che il motivo per cui ci siamo tenuti Berlusconi vent'anni è che siamo solo capaci di produrre litanie cacofoniche che ci garantiscano di non essere guardati severamente dal prossimo. Non siamo in grado di passare ai fatti, di stilare un documento programmatico, di capire come riparare la falla che sta facendo sprofondare questa cazzo di nave. Anzi non ci siamo nemmeno accorti della falla.
E' la morte cerebrale di una nazione. Una nazione fondata sui sani valori dello scoutismo.
E allora me ne fotto: ascolto How to disappear completely, leggo Faulkner e guardo The Divide.
Perchè se proprio bisogna affondare, tanto vale farlo con classe.